Pregiudizi

Il “pregiudizio”, il suo uso, porta ad errori cognitivi. Chi ha (chi non ne ha?) pregiudizi spesso commette degli errori di valutazione su situazioni, persone, esseri viventi e così via. Un esempio: se mi convinco che il proverbio “can che abbaia non morde” (inteso sia verso la specie canina che come metafora) sia valido, potrei essere morso da un cane che abbaia. E tuttavia, nel dare un giudizio su una situazione, persona, etc non è affatto raro che ci facciamo trascinare da pregiudizi.Il pregiudizio è una comodità, ci dà sollievo in un evento nuovo, proprio perché possiamo illuderci che siamo sufficientemente informati al riguardo, e decidiamo di mettere una etichetta che consente di scegliere rapidamente. Il pregiudizio è un “riduttore di complessità”, è una sorta di “comfort zone”, e quindi vi si ricorre ogni volta che ci si trova a confrontarsi con situazioni complesse, ansiogene. Se dovessimo far caso a quante volte utilizziamo pregiudizi nel vivere di ogni giorno, probabilmente ne saremmo sorpresi. La cosiddetta saggezza popolare, appresa in tenera età, e per tramite di figure di riferimento (genitori, altri parenti) e basata su declinazione di proverbi (rosso di sera, buon tempo si spera, chi la dura la vince, il mattino ha l’oro in bocca…) o sulle superstizioni, legate al fascino del pensiero magico ( sono del segno zodiacale del cammello. Tu della iena, quindi…. Mille e non più mille, le profezie di Nostradamus, mai aprire un ombrello in casa…) sono fonti pressocchè inesauribili, e buone quasi in tutte le situazioni, di strumenti che inquinano il giudizio e la valutazione. Se facciamo caso a pregiudizi tuttora in essere, come quello sulla razza, ci possiamo rendere conto fin dove può giungere il danno prodotto. A. Einstein , sbarcando profugo negli USA all’agente che gli domandava nome, cognome, provenienza e razza, rispose “Albert Einstein, Europa, umana”.Ma i pregiudizi sulla razza fecero milioni di morti nel secolo scorso, per secoli furono all’origine della schiavitù.Scendendo a dimensioni meno insostenibili, e mantenendo un atteggiamento di tolleranza relativa, che si può fare per ridurre il numero di pregiudizi che tutti più o meno ospitiamo? In attesa di commenti, cordialmente

Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce (Blaise Pascal, pensieri)

Come indubbiamente ricorderà chi mi legge, e ha avuto modo di incontrarmi, la musica popolare brasiliana è una mia passione da quando (avevo 15 anni), in una trasmissione Rai (bianco e nero, intorno alla fine degli anni ’50) apparve un certo Joào Gilberto, quello che inventò la bossanova….ed io fui folgorato sulla via di Bahia.

Stamattina mi è tornata in mente una canzone cantata dal suddetto ( Aos pes da cruz), in cui inopinatamente compare la frase ” o coraçào tem razoes que a propria razào disconheçe”, cioè il titolo di questo articolo ( ma molto più suggestivo e melodico di quanto almeno a me appaia la traduzione italiana, o anche l’originale francese).

Appunto, pensavo ad una esperienza ed un incontro recente con una persona che si è innamorata, di nuovo, ma non si tratta di una persona giovane e quindi “innocente e magari poco esperta nelle cose d’amore”, bensì di una persona d’età ed esperienza.

E di chi? di un’altra, anch’essa di età ed esperienza, ma di radici e tradizioni culturali ed esperienze amorose vissute con stili e manifestazioni e simboli totalmente diversi, non convergenti, anzi, quasi considerate estranee alle proprie.

Ma, il cuore ha ragioni che la ragione non conosce, e si è innamorata lo stesso.

L‘innamoramento parte, secondo me, da esigenze prevalentemente narcisistiche: in altre parole, ci innamoriamo non dell’altra persona, ma della descrizione che l’altra persona fa di noi;  la narrazione che l’altro ci fa di noi ci trascina, colpisce, entusiasma, commuove, per cui non riusciamo a farne a meno, e sentiamo l’esigenza di rivedere quella persona, di starle vicino e di continuare a farci raccontare di quel “me stesso” in quel modo, con quelle parole, quei gesti, quei toni.

Cosa c’entra questo con la ragione? Intendo, con la logica, con l’esperienza di vita, con la storia che abbiamo? A volte tanto, a volte poco o niente; sta di fatto che le ragioni del cuore, spesso ignorate, premono.

Diventano necessità che emergono quando incontriamo un partner che “ci narra di noi in un certo modo”.  Ne abbiamo paura, spesso, ma la necessità ci porta ad andare oltre, e perciò accettiamo il rischio di soffrire ed essere delusi.

Chiudo citando i versi di una canzone più recente (O amor quando acontece – l’amore quando succede- di Joào Bosco) che come capita nelle canzoni o nelle poesie, riesce a sintetizzare l’esperienza:

“O amor mi pegou, p’ra valer…  passa o tempo, a marè, vendaval sobre o mar azul… quantas vezes chorei, quase desesperei, e jurei nunca mais seus carinhos…O amor quando acontece, a gente esquece logo  que sofreu um dia, ilusào…mas quem mandou chegar taò perto se era sempre um outro ingano…” (L’amore mi ha preso per davvero…passa il tempo, la marea, è una tempesta sull’azzurro mare…quante volte ho pianto, mi son quasi disperato, ho giurato mai più le sue carezze…Quando l’amore ti prende ti dimentichi in fretta di quello che hai sofferto, illusione…chi te l’ha fatto fare ad avvicinarti così,sapevi che sarebbe stato un altro inganno…)